Verso un risveglio del Femminile Celeste

 

    Il danno più grande alla cultura del Femminile, e in particolar modo alla spiritualità femminile, è quello di stereotipare questo femminile, associandolo unicamente ai suoi aspetti ctoni, tellurici, materici. Lo studio delle antiche religioni ci mostra che questo concetto è costruito su un falso conveniente per imprigionare il femminile nel materialismo dell'elemento Terra, quindi negli aspetti viscerali, e le donne in ruoli e atteggiamenti stagnanti, connessi appunto all'umido ed al terreno, allontanandole dall'elemento igneo e da quello aereo, che invece rappresentano la tensione spirituale ed intellettuale.
    Se infatti andiamo indietro nel tempo, nella civiltà proto-europea e proto-mediterranea, ci accorgiamo facilmente che il femminile è onorato in tutti i suoi aspetti: ritroviamo in Europa come nell'antico Egitto, dee-uccello e dee-serpente, quindi divinità femminili celesti e divinità ctonie. Soffermandoci sull'Egitto, poi, vediamo come alcuni dei paradigmi archetipici siano del tutto ribaltati: non è il Dio Padre Celeste che feconda la Madre Terra, come in molte tradizioni indoeuropee, ma al contrario è Nut, la dea della volta celeste, a inarcarsi sull'amante ctonio. Iside è una dea celeste; il suo culto come Madre di Dio e Regina dei Cieli non svanirà mai nel Mediterraneo, ma verrà assorbito dai culti mariani della religione cattolica. Ma Iside come molte altre dee non è che la discendente dell'arcaica Madre Celeste cultuata come creatrice e distruttrice dalle antiche civiltà dell'Europa e del Mediterraneo. Anche Maat, la più importante dea egizia che rappresenta la legge cosmica, è raffigurata alata, a rimarcare la sua connessione con le leggi celesti. Di contro gli dèi paredri dell'antica Europa, precedenti agli dèi padri indoeuropei e uralo-altaici - dèi della steppa e della montagna - sono connessi al potere tellurico, sono dèi ctoni, portatori del potere vivificante in natura e dunque della fioritura, dell'abbondanza, della prosperità. Sono infatti dèi rappresentati con sembianze zoomorfe in tutta l'antichità europea ed indo-mediterranea: da Kernunnos a Dioniso Zagreo, da Pan a Shiva-Pasupati. E' ragionevole dedurre che anche se integrati nelle tradizioni indoeuropee i loro culti siano dia gran lunga antecedenti alle medesime. Zeus è un perfetto esempio di integrazione tra le due differenti culture: unisce infatti gli aspetti ctoni del Dio taurino di Creta, Minotauro, alla magnificenza celeste del Dio Padre della Montagna, detentore del fulmine; sue epifanie sono infatti sia il toro che l'aquila (per approfondire consiglio la lettura del mio libro Magici Animali di Potere). Adonis è un altro dio ctonio probabile discendente degli arcaici dèi itifallici e zoomorfi, intelligenze custodi della natura selvaggia cui assicuravano prosperità. Successivamente ritroviamo dèi preposti ai campi ed all'abbondanza dei raccolti. Anche il Cristo incarna gli aspetti connessi alla terra e all'abbondanza, se pensiamo al suo potere di moltiplicare il pane e il pesce. Solo dopo la resurrezione egli si manifesta nel suo aspetto celeste.
    Parallelamente ritroviamo in tutta l'Europa pagana dee celesti come Pallade Atena e Afrodite Urania, o dee connesse all'elemento igneo, come Vesta e Brigit. Ciò dimostra come tanto il maschile quanto il femminile possano esprimersi in modo diverso e attraverso tutti gli elementi.
    Oggi, tuttavia, vi è un chiaro sbilanciamento del femminile verso il terreno, l'umido, il viscerale. E' importante recuperare la dimensione celeste per ristabilire un equilibrio. L'ambiente mediterraneo in questo senso offre grandi opportunità grazie ai suoi agenti dominanti, sole e vento, ergo fuoco e aria, e quindi riportare al centro la mediterraneità significa anche sviluppare elementi celesti come le passioni superiori e l'intelletto in armonia con quelli ctoni e acquatici, come il buon cibo, il godimento dei piaceri quotidiani, i sentimenti e delle sane emozioni.
     
    MR
     




     
    "La Madre degli Dèi", illustrazione di Eleonora Stella

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